Mostra 2024 sulla Girandola
La Girandola
27 giugno – 29 settembre 2024
Castel Sant’Angelo, Roma
La maraviglia del tempo.
Ideazione e concept
Eva M. Antulov
con la consulenza storico-scentifica di
Giuseppe Passeri, ideatore e progettista della Rievocazione storica della Girandola
Curata da Giuseppe Passeri, Eva M. Antulov, Pantheon e Castel Sant’Angelo – Direzione Musei nazionali della città di Roma
La Rievocazione storica della Girandola è
La Girandola di Giuseppe Passeri
idea e progetto coperto da copyright ©
La Girandola del XXI secolo è stata riscoperta grazie agli studi del Cav. Giuseppe Passeri. Per anni Giuseppe Passeri ha cercato in varie biblioteche e musei del mondo notizie storiche riguardo la Girandola. La fonte principale dei suoi approfonditi studi è stato l’archivio storico dell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche, dove ha trovato parecchi volumi che parlano e descrivono la storica Girandola di Castel Sant’Angelo. Lavorando, infatti, come tecnico informatico proprio nell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, si è interessato alla storia della Chiesa e alle sue celebrazioni di feste liturgiche e di eventi straordinari, come lo è stato, appunto, la Girandola.
Da lì in poi, l’interesse per questo evento, definito la “Maraviglia del Tempo”, lo ha portato a ricercare testi e fonti spaziando un po’ in tutto il mondo.
Dal 2006 fino al 2025 il magnifico spettacolo pirotecnico è stato rievocato prima sui Colli Vaticani come era stato progettato dal Bernini, poi a Castel Sant’Angelo e al Pincio, come avvenuto alla fine del XIX sec., per poi ritornare nuovamente a Castel Sant’Angelo.
La mostra sulla Girandola di Castel Sant’Angelo
Tratto dal testo redatto dal Cav. Comm. Giuseppe Passeri per la mostra:
Nel Diario di Giacomo Gherardi si menziona per la prima volta lo spettacolo della Girandola a Castel Sant’Angelo risalente al 1481 in occasione del X anniversario d’incoronazione di Papa Sisto IV. Festeggiare a Roma gli eventi e le ricorrenze con mirabili luminarie e fuochi d’artificio era in uso anche prima, ma la Girandola era ben altra cosa. La rappresentazione della Girandola era connessa profondamente con i Pontefici, non solo perché erano i Papi a dare il via allo spettacolo dalle logge del Vaticano, ma anche perché essa rappresentava una festa intrisa di significati e metafore religiose. Per comprendere, tuttavia, tale mirabile fuoco d’artificio erano necessari degli studi preparatori molto complessi. […]
La Girandola era una fusione di tecniche balistiche e conoscenze degli elementi naturali molto sofisticati e ricercati. La sua capacità è stata quella di unire nel corso del tempo le due parti, tecnica e scienza, adattandosi ai nuovi ritrovati, alle ultime scoperte della chimica, della fisica e della balistica che andavano variando con le nuove tecnologie. […]
Tratto dal testo redatto dalla Dott.ssa Eva Antulov per la mostra:
Per oltre quattro secoli la Girandola è stata la “Maraviglia del tempo”, come la definì il noto scrittore francese J. Jérôme L. de Lalande nel suo monumentale diario di viaggio Voyage d’un Français en Italie, fait dans les années 1765 et 1766, scrivendo esplicitamente “maraviglia” e non “meraviglia”. Eseguita per celebrare le più importanti festività dell’anno, si è dimostrata come l’evento pirotecnico più entusiasmante di Roma, attirando spettatori da tutta l’Europa. Caduta nell’oblio verso la fine del XIX sec. è ritornata a risplendere grazie alle ricerche storiche di Giuseppe Passeri che a partire dal 2006 fino ad oggi ha restituito alla città di Roma uno dei momenti più epocali in cui storia, tecnologia e arte si fondono in un’unica meravigliosa bellezza dinamica quasi irraggiungibile.
L’esposizione dedicata alla Girandola ha l’obiettivo di ricostruire dal punto di vista storico-artistico e storico-filologico la tradizione di una delle feste più spettacolari che si svolgevano nella Città Eterna.
La mostra racconta la storia della Girandola che lontano dall’essere banale, eredita un alto valore spirituale e simbolico legato all’antica Mole Adriana. Si racconta, infatti, che nel VI sec. la città di Roma era afflitta dalla peste a causa di inondazioni del Tevere e altre calamità naturali. Il fiume nel suo defluire lasciò carcasse di animali e rettili e anche una specie di ramarro gigante di ignota provenienza che infuse nel popolo un senso di punizione divina. Le vittime dell’imperdonabile epidemia furono migliaia tra cui anche Papa Pelagio II. Abbattuta dallo sconforto, la popolazione si rivolse all’Abate di Sant’Andrea al Celio, Gregorio, considerato da tutti un Santo, che con devozione e profonda fede intraprese una processione attraverso la città sorreggendo l’Icona della Madonna con Gesù Bambino che la tradizione vuole dipinta da San Luca Evangelista e che oggi si venera nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore come Salus Populi Romani. Era il 29 agosto del 590. Il corteo raggiunse Ponte Elio e il futuro Papa Gregorio I vide insieme a tutti i fedeli apparire in cima al Mausoleo di Adriano avvolto di una straordinaria luce celeste, l’Arcangelo San Michele nell’atto di rinfoderare la spada come segno della fine della pestilenza. Grazie alla ferrea fede e fiducia in Dio, Papa San Gregorio Magno lasciò quest’eredità spirituale, per cui, in onore all’Angelo messaggero Divino, il Mausoleo fu rinominato Castel Sant’Angelo e Ponte Elio diventò Ponte Sant’Angelo. La storicità dell’evento è riscontrabile in diversi affreschi e dipinti come ad es. nella Chiesa di Trinità dei Monti a Roma ad opera di Iacopo Siculo (1490-1544), nella stanza d’archivio presso la Basilica Papale di Sana Maria Maggiore per mano di Baldassare Croce (1558-1628), ma anche in luoghi più impensabili, come nell’antica Chiesa del Monastero di Santa Scolastica a Subiaco. Risulta, dunque, pensabile che dallo splendore soprannaturale di quell’intensa luce irradiata dalla visione dell’Arcangelo Michele che funge da specchio della Gloria e Potenza di Dio, nasce consapevolmente l’idea di trasferire al Castello le esecuzioni pirotecniche per celebrare le più significative festività religiose, quasi come a ricercare nelle esplosioni colorate e abbaglianti dei fuochi d’artificio un ricordo spirituale di quell’apparizione celeste che salvò Roma dalla peste.








































